Stats Tweet

Šestov, Lev.

Pseudonimo di L. Isaakovič Švarcman. Filosofo russo. Trasferitosi da Kiev a Mosca vi frequentò l'università, stabilendosi successivamente a Pietroburgo. Nel 1922, in seguito alla Rivoluzione sovietica, lasciò la Russia e si fermò a Parigi dove visse fino alla morte. Il pensiero di Š. si ricollega all'esistenzialismo religioso di S. Kierkegaard e all'irrazionalismo fideistico di K. Bath, presentandosi come negazione della ragione e, conseguentemente, della stessa filosofia. Ragione, scienza, filosofia vengono identificate col peccato, con la superbia che tenta di incatenare alla verità umana quella divina. La concezione di Š. si basa essenzialmente sull'opposizione tra necessità razionale e libertà assoluta, tra riflessione filosofica e vita religiosa, tra sapere e fede. Base di appoggio della ricerca di Š. è infatti la libertà, intesa come assoluta e indipendente dai valori precostituiti. Essa è rappresentata da Dio, creatore incondizionato delle essenze e delle esistenze, e perciò volontà assolutamente libera, superiore a ogni legge logica. La libertà umana è garantita dall'esistenza di Dio che, nella sua assolutezza, si pone al di là del bene e del male, del vero e del falso. Pertanto, le distinzioni morali tra bene e male, vero e falso, sono relative e insignificanti. Finché l'uomo si piega ad accettare il mondo della necessità razionale, le evidenze logiche e le distinzioni convenzionali dettate dalla morale comune, egli si esclude dalla vita divina e, conseguentemente, dalla libertà assoluta. Il peccato originale consiste nel riporre la propria fiducia nella ragione, anziché in Dio che è assolutamente ineffabile e indimostrabile. Con l'atto di fede, l'uomo si instaura in Dio, in una nuova dimensione del pensiero al di fuori di ogni filosofia e di ogni religione. Soprattutto egli si pone fuori della ragione che snatura la realtà nel suo più autentico significato. La grande avventura dello spirito ha inizio con la disperazione che consente di scavalcare i principi logici del pensiero, immettendo l'uomo nella zona dell'assurdo, al di là del bene e del male, verso un nuovo spazio assoluto e libero. Tra le opere di Š. ricordiamo: Dostoevskij e Nietzsche. La filosofia della tragedia (1903); L'apoteosi dell'infondatezza (1905); Il bene nella dottrina di Tolstoj e Nietzsche (1907); Potestas clavium (1923); Kierkegaard e la sua filosofia esistenziale (1936); Atene e Gerusalemme (1938); La notte di Getsemani (1945) (Kiev 1866 - Parigi 1938).